Venerdì scorso si concludeva il mese di gennaio e anche la settimana che a Vicenza è stata dedicata alla memoria della shoah. Accanto agli eventi della Giornata della Memoria, infatti, a Vicenza, la mia città, è stata organizzata una serie di altri appuntamenti per non dimenticare ciò che avvenne in passato, perché non accada mai più.
Ho partecipato a uno di questi appuntamenti in veste di interprete consecutiva per tradurre l’intervento della giornalista israeliana Ora Brafman in occasione del Focus sulla Danza contemporanea e la cultura israeliana nella Sala degli Stucchi di Palazzo Trissino.
Questa importante figura della critica internazionale ha presentato un excursus sulla danza in Israele fin dai suoi albori, concentrandosi poi sulla produzione della compagnia Batsheva Dance Company, che sarebbe andata in scena con lo spettacolo Venezuela la sera stessa. In particolare la giornalista si è soffermata sulla storia del coreografo Ohad Naharin, che ha contribuito a rendere questa compagnia famosa in tutto il mondo.
Da interprete, la memoria è da sempre al centro dei miei studi, in tutte le sue sfaccettature: le tecniche mnemoniche che metto in atto quando lavoro, la memorizzazione di banche dati terminologiche, di nomi e titoli. E certamente da essere umano, la memoria della storia passata per me è maestra di vita (Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis (Cicerone, De Oratore, II, 9, 36)).
Paolo Navarro Dina, giornalista e rappresentante della Comunità ebraica di Venezia, è intervenuto raccontando la posa delle pietre d’inciampo in memoria di coloro che sono scomparsi tragicamente durante la Seconda Guerra mondiale. Quanto mai attuale è la lezione dell’importanza di ricordare per non commettere più gli stessi errori e per riflettere sulle ragioni che hanno condotto a certi drammi. Forse la storia è sempre attuale, lux veritatis, luce della verità, illumina il cammino di questa e molte vite, ecco perché deve essere tramandata. Gli interpreti e i traduttori hanno anche la responsabilità di tramandare contenuti in diverse lingue, facilitare il percorso della memorizzazione a lungo termine.
Nella danza, e non solo, si parla anche di “memoria del corpo”, di qualcosa che, vissuto e appreso con il corpo, non viene dimenticato, ma rielaborato fisicamente ancor prima che razionalmente. Le Stolpersteine ci permettono di inciampare nella storia, senza calpestarla, soffermandoci, fosse anche per pochi secondi, su fatti passati che ancora smuovono le coscienze.
Nell’incontro al Ridotto del Teatro Comunale che si è tenuto prima dello spettacolo il pubblico ha avuto modo di preparare il proprio sguardo a Venezuela, e prepararsi anche a vivere intensamente ogni momento, memorizzarlo per interpretarlo secondo la propria libertà emotiva. Lo spettacolo si compone infatti di due parti, entrambe di 40 minuti, entrambe con la stessa coreografia, ma con danzatori diversi e con musiche diverse. Mi è sembrata una scelta assolutamente calzante per concludere una settimana dedicata al significato del ricordare, perché la stessa storia può trasmettere sensazioni diverse se cambiano gli interpreti e gli scenari che li accompagnano. Nell’assistere allo spettacolo lo spettatore viene coinvolto, oltre che per l’indiscutibile bellezza delle coreografie, per il proprio ruolo attivo di testimone che riconosce il ripetersi di un disegno già visto e sviluppa aspettative, speranze, forse talvolta anche delusione. La forza di uno spettacolo come Venezuela consiste nel fatto che riesce a catturare l’attenzione di un pubblico che non necessariamente ha dimestichezza con le arti contemporanee, ma con cui prende man mano confidenza, tutto ciò lo rende un evento indimenticabile.
Da interprete e da essere umano spesso mi interrogo su quali sono i meccanismi del ricordare e la risposta che mi do è che si ricorda più facilmente ciò che si è vissuto sulla propria pelle, ciò in cui ci si immedesima, ciò con cui si empatizza. E allora il mio invito a tutti coloro che vogliono imparare a ricordare, a tutti i livelli, è di immaginare che quella cosa che vogliamo tenere a mente sia successa a noi, ai nostri cari, a conservare come un tesoro la nostra memoria e la memoria di chi ci circonda.