Da qualche anno lavoro come docente di Mediazione Orale Inglese presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Vicenza, e la settimana scorsa mi è stato chiesto di presentare il mio corso alla giornata di orientamento del liceo Fogazzaro. Questa esperienza mi ha permesso di riflettere su ciò che faccio quando lavoro come interprete. Non è stato facile riassumere in meno di un’ora cosa significhi studiare mediazione orale e quali siano le competenze che deve mettere in campo un professionista dell’interpretazione. Dopo una presentazione generale e alcuni esercizi di memorizzazione, ho parlato agli studenti di uno strumento fondamentale nell’interpretazione consecutiva: i suoi preziosi appunti.
Come funziona l’interpretazione consecutiva
Forse l’interpretazione consecutiva non è una delle tecniche più conosciute, eppure è molto usata. Consiste nell’ascoltare l’intervento che si deve tradurre mentre viene pronunciato in lingua originale all’uditorio. L’interprete interviene poi, traducendo agli ascoltatori durante le pause dell’oratore – consiglio una pausa ogni 3 minuti… altrimenti gli spettatori rischiano di annoiarsi. E qui entrano in gioco gli appunti. L’interprete infatti ricorre all’uso di simboli o abbreviazioni che fungono da punto di partenza per la traduzione: mentre la persona che devo tradurre sta parlando, io prendo appunti.
L’interprete, munito di carta e penna, annota i concetti espressi dall’oratore riempiendo fogli e fogli di quelli che potrebbero sembrare, a prima vista, enigmatici scarabocchi. Ma cosa sono questi strani simboli? Equazioni complicate? Disegni poco riusciti? Potenti formule magiche? A pensarci bene, creare un sistema di simboli e abbreviazioni e saperlo utilizzare al meglio è in un certo senso un vero superpotere.
Misteriosi geroglifici
Nell’arco della sua carriera ogni interprete costruisce infatti un set di simboli per prendere appunti, attingendo alla propria esperienza e alle conoscenze personali, anche interlinguistiche. A volte questi appunti sono utilizzati anche solo per un singolo incarico, altre volte rimangono con noi per sempre.
L’obiettivo dell’interpretazione è quello di pronunciare un discorso, nella lingua di arrivo, che sia il più possibile fruibile dall’ascoltatore e che non sembri un calco amplificato di ciò che dice il relatore, ma che possa esprimerne in modo fedele i contenuti e l’intenzione in un’altra lingua. Com’è possibile raggiungere questo obiettivo?
Il requisito fondamentale di una professione linguistica è conoscere approfonditamente la cultura di partenza e la cultura di arrivo, oltre alle relative lingue, ma ora non mi soffermerò su questo aspetto. Ciò che vorrei sottolineare, invece, è l’utilità di una notazione che aiuti a rendere in modo scorrevole i contenuti nella lingua di arrivo.
Per notazione interlinguistica intendo una scrittura che utilizzi in modo efficace simboli e definizioni che non dipendano dalla lingua che si sta ascoltando, né dalla lingua verso la quale dovrò tradurre alla fine di quei 2, 3, o addirittura 5 minuti di intervento. Se invento un sistema di notazione indipendente dalla lingua, quando rileggerò i miei appunti potrò ricreare il discorso del relatore nella lingua di arrivo con la creatività che è necessaria a farlo “suonare bene”, rispettando allo stesso tempo contesto, registro, tono e intenzioni del relatore.
“A lezione ci insegnerà tutti questi simboli?”
La risposta è “nì”. Dedico sempre del tempo per offrire agli studenti qualche suggerimento su come prendere appunti. Mi baso, in particolar modo, sulla Notizentechnik di Heinz Matyssek, che ho studiato in un corso specifico che ho frequentato durante l’Erasmus all’Istituto per traduttori e interpreti di Heidelberg, Germania. Tuttavia ho trovato comodo adattare quel sistema generale a un mio metodo personale, che comprende simboli di scrittura matematica, fisica, logica, lettere greche, abbreviazioni tratte dalle lingue che conosco, perfino smiley e piccoli disegni! Credo sia utile che anche gli studenti sviluppino un proprio sistema, in linea con il loro personale modo di ragionare, di memorizzare i concetti e con il loro bagaglio culturale.
Quale interpretariato?
In base allo specifico incarico, per far comunicare due gruppi di persone che non parlano la stessa lingua è opportuno valutare quale modalità di interpretazione sia più adatta alla situazione, ai partecipanti, e non da ultimo al luogo in cui il servizio sarà svolto. In questo articolo ho parlato dell’interpretazione consecutiva, ma posso fornirvi anche il servizio di interpretazione simultanea, di trattativa e chuchotage. Chiamatemi e sarò felice di consigliarvi la tipologia di interpretariato che fa al caso vostro.